Le comunità energetiche rinnovabili: verso un sistema energetico pulito, decentralizzato e partecipativo

Quello della transizione ecologica, intesa come percorso finalizzato ad ottenere un futuro più sostenibile, ponendo un freno a tutti quei fenomeni considerati dannosi per l’ecosistema e per il benessere dell’uomo e del pianeta, è senza dubbio uno dei principali obiettivi cui mirano i piani disviluppo delineati in seno all’Unione Europea.

Già nel dicembre 2019 la Commissione europea aveva presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo, finalizzata a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Tale obiettivo è stato, più di recente, ripreso in modo più concreto dal PNRR, che ha specificamente previsto uno stanziamento di 20 miliardi di Euro a sostegno della creazione di un nuovo tipo di soggetto giuridico, che promette di far molto parlare di sé nei prossimi anni: la Comunità Energetica.

Cosa sono le comunità energetiche?

La Comunità Energetica rappresenta un autonomo soggetto di diritto, basato sulla compartecipazione e sulla condivisione della produzione energetica. Essa consiste, essenzialmente, in una coalizione di utenti che, tramite adesione volontaria ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti locali di produzione da fonti esclusivamente rinnovabili.

L’obiettivo principale della Comunità Energetica è dunque quello di fornire benefici ambientali e socio-economici ai suoi membri e alla comunità, e non quello di realizzare profitti finanziari. Ne possono essere membri persone fisiche, piccole e medie imprese, enti locali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, enti di ricerca, del terzo settore e di protezione ambientale.

La costituzione di una Comunità Energetica porta con sé diversi vantaggi e benefici: in primo luogo di carattere ambientale, in quanto la condivisione di buone pratiche per un uso più efficiente dell’energia porta ad una importante razionalizzazione dei consumi. All’interno delle CER, infatti, l’energia viene prodotta unicamente partendo da fonti sostenibili, che non generano CO2.

Per non parlare dei benefici sociali: il coinvolgimento di diversi attori all’interno del territorio (cittadini, imprese, PA, enti di diversa natura) crea uno scambio di beni e conoscenze a vantaggio di tutti e può altresì aiutare lo sviluppo di fiducia e collaborazione all’interno della comunità.

Infine, tramite le Comunità Energetiche è possibile perseguire l’obiettivo della lotta contro la povertà energetica: si pensi che i dati per il 2020 pubblicati dall’OIPE riportano per l’Italia 2,1 milioni di famiglie in povertà energetica, ovvero l’11% della popolazione (Eurostat). Da questo punto di vista le Comunità consentono a soggetti in stato di povertà energetica, che non potrebbero investire nella realizzazione di impianti a fonte rinnovabile, di usufruire dei benefici connessi alla riduzione dei costi energetici.